Veni, vidi, cambiai, innovai: da Calenda a Grassi?

Veni, vidi, cambiai, innovai: da Calenda a Grassi?
This post was published on the now-closed HuffPost Contributor platform. Contributors control their own work and posted freely to our site. If you need to flag this entry as abusive, send us an email.

Fermi tutti, stavamo scherzando: Carlo Calenda fa le valigie e torna a Roma a fare il Ministro dello Sviluppo Economico. Matteo deve aver deciso che tenere a Bruxelles uno dei dei suoi uomini migliori era sprecato. Oppure Calenda ha pensato che Bruxelles non vale la sua pioggia e che in fondo si divertiva di più quando poteva twittare. In compenso stanno impazzendo i commenti a Bruxelles: "Veni non vici tornai" ha scritto Ryan Heath di Politico. Aggiungendo: "Calenda's weekly trips to Rome now making sense" - ed ovviamente quando si parla di politici italiani le frequenti visite a Roma non sono mai un fattore positivo. James Politi rincara la voce: con Calenda Renzi voleva alzare i toni a Bruxelles: è già finita?

Twitter a parte, il problema è adesso chi ne prenderà il posto.

Come si ricorderà, la nomina di Carlo Calenda a Rappresentante Permanente a Bruxelles aveva portato alle dimissioni dell'allora Segretario Generale della Farnesina, Michele Valensize, dopo una riunione delle feluches italiane dai toni tutto fuorchè felpati.

Nominando un "civile" alla testa della Rappresentanza Italiana presso la UE, Renzi era riuscito dove prima di lui avevano fallito illustri predecessori: da Fanfani a Craxi a Berlusconi. La Farnesina aveva giocato male la partita, illudendosi che le consuete tattiche - resistenza passiva e gioco delle tre carte - bastassero a fermarlo e ne è rimasta scottata. Si presume che abbiano imparato la lezione e che a questo giro siano determinati a riprendersi il giocattolo tolto. E qui la partita si complica.

Impensabile che Matteo si prenda uno di quelli che al tempo avevano fatto melina, portando alla nomina di Calenda: si dice che tra essi vi siano Claudio Bisognero - allora a Washington, oggi alla Nato - e Cesare Ragaglini, a Mosca. Non che non ci siano ottimi candidati, ma sono per lo più in posti strategici da dove non possono essere mossi, almeno per il momento. Sebastiano Cardi è alla testa della Rappresentanza alle Nazioni Unite ed è inverosimile che vada via proprio adesso che siamo al punto decisivo della campagna per l'elezione nel Consiglio di Sicurezza. Lo stesso dicasi per Luca Giansanti, ottimo Direttore Politico, e per Elisabetta Belloni, neo Segretario Generale. Maurizio Massari è fino al collo nella questione Giulio Regeni e Quito Terracciano si mormora che punti a New York, quando verrà liberata da Cardi. Giampiero Massolo? Avrebbe tutte le qualità, ma la denefestrazione dal DIS suggerisce che non sia esattamente nelle grazie del Premier.

La Rappresentanza Permanente è poi un posto tanto prestigioso quanto impegnativo: on duty 24/7 e con una mancanza cronica di staff, specie rispetto agli altri paesi grandi. Dopo la riforma, l'appannaggio economico è ormai relativamente ridotto e anche la Residenza ufficiale non è proprio un granchè: insomma non è posto per chi ami lo stile rilassato e brilli negli "eventi conviviali". Senza menzionare che chiunque andrà lì, avrà sul collo il fiato del Premier - chiedere al povero Stefano Sannino. Insomma, un rebus complicato. Ma una soluzione ci sarebbe, una che permetterebbe alla Farnesina di rimettere le mani su ciò che è suo e a Matteo di mantenere la sua carica innovatrice, tagliando costi inutili: nominare Rappresentante Permanente Vincenzo Grassi, attuale Ambasciatore presso il Regno del Belgio.

Grassi è - come si dice in gergo - un multilateralista specializzato in questioni europee. È uno dei migliori in materia; è stato alla Rappresenza Permanente prima negli anni Novanta e poi, dal 2007 al 2012, come Rappresentante Permanente Aggiunto. Alla Farnesina ha lavorato alla preparazione della Conferenza Intergovernativa del 1996, è stato Capo della Task Force per la Presidenza UE 2003, Capo Ufficio alla DG Integrazione Europea e Direttore Centrale nella nuova DG Unione Europea. Per finire, è stato Capo Dipartimento per le Politiche europee sotto Enzo Moavero, uno che quanto a ritmo e capacità negoziali non dava resti a nessuno - garanzia che Grassi si saprebbe ben far valere nei corridoi comunitari, proprio come vuole il Premier.

Ma soprattutto, nominare Grassi permetterebbe a Matteo, ancora una volta, di espandere la sua carica innovativa. Il Premier parla spesso, e a ragione, della necessità di fare "Sistema Paese" e di razionalizzare le risorse, due principi strettamente legati tra loro. Che senso ha, oggi, avere tre Ambasciate a Bruxelles?

Una lettera del Ragioniere Generale del Ministero delle Finanze del luglio 2013 chiedeva alla Farnesina la riunificazione delle strutture amministrative delle tre missioni presenti in città, una richiesta rimasta tuttavia lettera morta. E sono molti, a Bruxelles, a far notare che l'Italia chiede flessibilità, ma poi spende inutilmente proprio nella capitale europea. Buona parte dei paesi UE ha infatti riunito l'Ambasciata bilaterale sotto la ben più importante Rappresentanza Permanente, generalmente nominando un consigliere a fare le funzioni di rappresentante presso il Regno del Belgio. Così hanno fatto, ad esempio, Germania, Polonia, Regno Unito, Malta, Lituania, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lussemburgo e Olanda.

L'Italia ancora resiste, e non solo triplica Ambasciatori e strutture amministrative - una per Ambasciata - ma moltiplica pure le Residenze ufficiali - quattro, addirittura cinque in certi periodi - la maggior parte della quali a (caro) affitto.

Riunificando la Bilaterale e la Rappresentanza UE si risparmierebbero risorse, dalle spese di affitto per la residenza ufficiale ai risparmi in termini finanziari ed umani che si avrebbero unificando le due amministrazioni - ovviamente anche i consolati e l'Istituto Italiano di Cultura andrebbero tutti sotto la Rappresentanza Permanente. Liberare gli uffici dei Rue Emile Claus fornirebbe anche nuovi e necessari spazi per la Rappresentanza, evitando quindi di affittarne altri fuori, come per esempio fatto durante la Presidenza UE.

L'ala bilateralista della Farnesina si è sempre opposta a questa riunificazione - che per altro è stata fatta a Parigi con l'UNESCO e Ginevra con le Nazioni Unite - ma in questo caso, il MAE otterebbe in cambio di riprendere la testa della Rappresentanza: sarebbe un win-win per tutti.

E a quanti stanno ironizzando per questo ulteriore valzer di nomine, Matteo mostrebbe che questo governo il sistema paese, la razionalizzazione e l'innovazione li fanno per davvero, a Roma come a Bruxelles.

Veni, vidi, cambiai, innovai.

Popular in the Community

Close

What's Hot